
UBICAZIONE E CONFINI
Rionero in Vulture è cittadina posta ai piedi del Vulture, antico vulcano spento. Ha un territorio interamente montuoso e collinare trovandosi sulle falde orientali del monte a 645 metri sul livello del mare. Il suo territorio si estende per 53,1 kmq ed i suoi abitanti, divisi tra il centro abito e le frazioni di Monticchio Bagni e Monticchio Sgarroni, sono circa 14.000. Confina con i Comuni di Aquilonia (Av) , Atella, Barile, Calitri (Av) , Melfi, Raspolla, Ripacandida.
MONUMENTI DI INTERESSE STORICO
Le prime notizie storiche sul casale medioevale di Santa Maria di Rivonigro come feudo del Vescovo di Rapolla, appaiono in uno scritto del 1152 di mons. Alberto Mercanti, ma la sua storia è ben più antica e molto ci sarà ancora da scoprire se si considerano le tombe rinvenute in località S. Francesco, Cappella del Priore e Padulo, risalenti al IV secolo a. C., la villa romana in località Torre degli Embrici e i resti di un acquedotto romano sulla fiumara di Ripacandida nei pressi dell’abitato. Un’altra citazione compare in un documento angioino del 1277 che parla di “Universitas Rivinigri”. Abbandonata dai suoi abitanti nel 1325 per spostarsi nel feudo di Atella, a causa degli esosi gravami fiscali imposti sui pascoli, fu ripopolata nel 1533 da contadini discendenti da Albanesi Epiroti che cambiarono la denominazione del Casale in Arenigro. Nel 1648 appare fra le Università del Regno di Napoli. Fino al 1627 vi si professa il cristianesimo di rito greco; fu quasi rasa al suolo dal terremoto del 1694, venne riedificata successivamente dai principi Caracciolo di Torella. Nel 1700, la popolazione crebbe fino a contare 9.000 abitanti, fino a divenire verso la fine del secolo, uno dei centri più importanti del Vulture. Fra il 1740 ed il 1800 furono costruiti i palazzi signorili dei Corona, Granata, Rotondo, Giannattasio, Catenacci, Fortunato e Catena; che portarono ad una notevole trasformazione urbanistica con considerevoli sostituzioni edilizie, sia dai ceti abbienti sia dalle classi più povere. Nel 1811, per decreto di Gioacchino Murat, Rionero fu elevata a Comune autonomo. Nel 1860, la città fu al centro dei moti briganteschi; qui si organizzò una delle bande dei briganti comandata dal leggendario generale Carmine Crocco detto Donatelli, nativo di Rionero, il quale fece arruolare nella sua compagnia molti contadini, rendendo la resistenza antiunitaria, una ribellione di classe. Nel 1943, Rionero fu teatro di una feroce rappresaglia nazi-fascista: 16 rioneresi furono trucidati dai tedeschi in ritirata ed altri due morirono nell’assalto ai magazzini dei viveri. Una stele eretta sul luogo dell’eccidio ne ricorda la tragedia per la quale la città di Rionero ha ottenuto la Medaglia d’Argento al Merito Civile.
MONUMENTI
Il Palazzo Giannattasio. Risalente al XVII secolo è parzialmente in disuso, ma ha un grande parco a volte utilizzato in estate per manifestazioni culturali.
Il Palazzo Catena. Il cui ingresso è caratterizzato da un portico che sorregge una balconata, è attualmente inagibile a causa del sisma del 1980.
Il Palazzo Ciasca. Casa natale del Sen. Ciasca. Inagibile a causa del terremoto del 1980. Già sede succursale della Scuola Media Granata.
Il Palazzo Rotondo. Anche il Palazzo Rotondo è appartenuto a una delle famiglie gentilizie del posto. Oggi di proprietà comunale è sede municipale.
L’Orologio della Costa. Nell’omonimo rione sorge, bene in vista da tutto il centro storico, la torre dell’orologio, voluto e fatto costruire dalla Giunta comunale della città, (delibera del 21/12/1888) per collocarvi il vecchio orologio. Il progetto venne redatto dal perito sig. Giulio Pallottino, mentre la costruzione venne curata dal muratore Francesco Di Lonardo.
La Chiesa Madre. Dedicata a San Marco Evangelista, fin dalla sua nascita nel 1695, è di patronato dell’Università di Rionigro. Essa, infatti, viene costruita communitatis expensis e, in particolare, dalle famiglie più ricche, a ciascuna delle quali l’Università assegna la costruzione di un altare con sepoltura privata. L’impianto iniziale era a navata unica e transetto, con l’ingresso dall’attuale Cappella del Cuore di Gesù. Rifatta nel 1763, con facciata in stile barocco è stata ulteriormente rinnovata nel 1930. Fu ampliata nel 1700 in funzione di un notevole aumento della popolazione, a tre navate con pianta a croce latina. Quella centrale è coperta da un solaio piano in stucco a cassettoni, mentre le laterali hanno volte a tutto sesto, sottolineate da cornici in stucco; sul transetto s’innalza una cupola centrale con intradosso a cassettoni e due cupole laterali minori, tutte terminanti in una lanterna. L’estradosso delle cupole e della cuspide del campanile era coperto da piastrelle maiolicate gialle, verdi e azzurre che, nel 1947, vennero sostituite con lastre di piombo ed oggi riportate allo stato originario. L’edificio conserva l’antico campanile a pianta quadrata che termina ad ottagono con cuspide piramidale ed è affiancato dalla torre dell’orologio. L’interno custodisce intagli lignei del XVIII secolo e tre altari in marmi policromi e un organo intagliato e dorato con cantoria del 1751.
Chiesa del SS. Sacramento. All’altezza della Fontana dei Morti, una strada in salita conduce all’edificio, già chiesa dei Morti. Essa sorge, nel luogo ove era situata l’antica chiesa di Santa Maria de’ Rivonigro, cuore del primitivo nucleo abitato scomparso nella prima metà del 1300. In origine l’edificio aveva una sola navata e nel 1794 venne ampliato con l’aggiunta di una navata laterale. Nel 1826 in sostituzione di quello piccolo preesistente la chiesa fu completata con un campanile a pianta quadrata. Il terremoto del 1851 fece crollare l’attuale navata del SS. Sacramento e, tra il 1857 ed il 1879, con la ricostruzione della stessa, la chiesa venne arricchita con altari dedicati al SS Sacramento, all’Addolorata, a San Francesco de Paola ed al Crocifisso. Nella Sacrestia è conservata una tela del XVI secolo, “la Madonna col Bambino e San Giovannino” di Luca Giordano. La facciata esterna è movimentata da lesene, cornicioni e cornici.
La Chiesa di Sant’Antonio Abate. A nord dell’abitato si trova l’antica chiesetta di Sant’Antonio Abate, con la primitiva ossatura gotica. Le sue origini sono ignote, si presume essere stata edificata nella prima metà del XIII secolo, dai monaci Benedettini di Monticchio. L’interno, a una navata coperta da tre piccole campate, con volte affrescate con pitture semplici e figure di santi, termina con un arco ad ogiva sotto di cui si trova il tabernacolo della “Madonna del Carmine”, protettrice della città. Vi si conservano alcune buone tele del XVIII secolo. La costruzione mantiene lo schema gotico, anche dopo i restauri avuti dopo i terremoti degli anni 1316, 1651, 1851. All’esterno il portale della facciata è racchiuso da un’arcata con arco a sesto acuto e questa, divisa da un cornicione, è sormontata da una torre campanaria quadrangolare, in parte demolita. All’esterno una lapide ricorda l’incontro avvenuto in quel luogo, il 1° aprile del 1502 fra Ludovico d’Armagnac, duca di Nemours e Consalvo Fernandez di Cordova, supremi comandanti degli eserciti francese e spagnolo, per la spartizione del territorio italiano.
La Chiesa di San Nicola alla Costa. Il 12 maggio 1771 il Vescovo Monsignor De Vicaris nel corso della sua Santa Visita a Rionero, consacra solennemente la chiesa e l’unico altare ivi esistente. Tre anni dopo viene elevata a parrocchia, rimanendo sempre di proprietà della famiglia De Martinis, finché nel
1830 divenuta angusta a contenere l’accresciuto popolo cede, il detto titolo alla Chiesa dell’Annunziata.
La Chiesa dell’Annunziata. E’ a una sola navata, coperta da tre volte molto semplici e divisa da arcate a tutto sesto. Sorge nell’omonimo rione e sembra risalire al 1700. Infatti, la prima citazione della chiesa compare negli Atti Visitali del 1759. Costruita in omaggio alla Beata Vergine dell’Annunziata, essa nasce come oratorio privato, appartenente ad una delle famiglie più ricche di Rionero, quella di Marc’Antonio di Silvio. Venne quasi completamente distrutta dal sisma del 1851 fu ricostruita ed ampliata; si aggiunsero all’altare maggiore quello di S. Antonio, dell’Addolorata, e della Madonna del Buon Consiglio.
La Chiesa di San Pasquale. Un altro oratorio privato di notevoli dimensioni, appartenente alla famiglia Corona, al rione dei morti. Costruito fin dal 1773, viene aperto ai fedeli come cappella rurale nel 1796, con la rinuncia al Confugio. Nel 1923 la Chiesa, con l’adiacente palazzo, passa all’Opera Nazionale che vi stabilisce l’Asilo Laboratorio Antonia Fortunato Rapolla.
Chiesa Madonna della Misericordia. La chiesa è stata solennemente consacrata, dal Vescovo della Diocesi Mons. Vincenzo Cozzi il 24 giugno del 1995.
La Chiesa della Madonna di Laudato. A pochi chilometri da Rionero si può visitare la chiesetta, meta annuale di pellegrinaggi a partire dal lunedì in Albis. Ad essa, Santa Maria in Angiis, secondo G. Fortunato, si riferisce un documento del 2 luglio del 1294 in cui Re Carlo ordina al castellano di Lagopesole di permettere al Vescovo di Rapolla l’esenzione del terraggio nel tenimento della Chiesa. La struttura, ad una navata, con dipinto della Vergine sopra l’altare, è ombreggiata da un grande tiglio divenuto quasi “sacro” nella devozione popolare. Vuole, infatti, la leggenda che la Madonna sia apparsa proprio su quell’albero ad un contadino che stava per tagliarlo.
DESCRIZIONE DEGLI ELEMENTI DI SIGNIFICATIVITÀ DEL PAESAGGIO VITICOLO
Rionero in Vulture è una città posta ai piedi del Vulture, antico vulcano spento. Situata su due collinette a sud-est del Vulture, che fa da sfondo al suo panorama, Rionero è un comodo accesso al monte e base di escursioni nella zona. L’abitato originario si sviluppa su due collinette a 656 slm, con i rioni Costa e Piano delle Cantine o Calvario, insieme al primo nucleo abitato del rione dei Morti. Il suo paesaggio è caratterizzato da una ricca vegetazione di vigneti oliveti e folti boschi. La fertilità dei terreni e la loro favorevole esposizione, hanno consentito lo sviluppo della viticoltura e dei castagneti da frutto. La quasi totalità del vino rosso prodotto in Basilicata è ottenuta con uve del vitigno Aglianico dal quale si ricava il rinomato Aglianico del Vulture vino riconosciuto d.o.c. Rilevante anche la presenza degli oliveti che forniscono un prodotto di ottima qualità dovuta alla natura vulcanica del terreno, e alla circolazione d’acque sotterranee che sgorgano in sorgenti di acque minerali che alimentano stabilimenti d’imbottigliamento, nella zona.